Il sindaco di Sderot visita la sede Pri/Mercoledì incontro fra Bouskila e Nucara Il legame ideale che unisce Herzl e Mazzini Quest’anno non siamo ancora andati a Sderot, ma Sderot è venuta da noi con il nuovo sindaco della cittadina al confine con la Striscia di Gaza, David Bouskila. Quest’ultimo ha ricambiato la visita dei repubblicani del dicembre del 2008 ed è stato ospite della sede del Pri di Corso Vittorio Emanuele 326, accompagnato dal presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. A distanza di un anno la situazione di Sderot non è migliorata. E, se dopo l’offensiva dell’esercito israeliano a Gaza si è ottenuta una breve tregua, i missili qassam sono tornati a cadere. Hanno aumentato la potenza e soprattutto hanno aumentato la gittata, minacciando anche altri centri abitati, Asqalom, ad esempio; e si teme ancora che presto possano arrivare a colpire Tel Aviv. Hamas, più che a costruire lo Stato palestinese, sembra preoccuparsi di distruggere quello israeliano. Bouskila non ha molti dubbi in proposito e soprattutto non ritiene gli israeliani il solo obiettivo. "Se Hamas potesse colpire Atene, Roma, Londra, gli ebrei sparsi nel mondo, ebbene lo farebbe"; se cade Israele, si potrà puntare contro l’Europa e l’America. Tutto l’Occidente nel mirino. E la preoccupazione principale è la tecnologia militare iraniana che può essere messa a disposizione di Hamas. Le lunghe braccia di Hamas inquietano Israele: Riccardo Pacifici ha voluto il sindaco di Sderot a Roma per sensibilizzare le istituzioni italiane sui rischi che si corrono e che si correranno. La sua visita al Pri non era in agenda. Ma Pacifici ha tenuto a sottolineare un vecchio legame di amicizia, quasi un moto nostalgico. "Ricordo ancora bene – ha detto il presidente della Comunità ebraica romana – di quando il presidente Giovanni Spadolini si rifiutò di incontrare Arafat che pure veniva omaggiato in tutta Italia e perfino dal Vaticano". Era il 1982 e dopo la prima guerra del Libano, il massacro di Sabra e Chatila, non era facile come oggi dirsi amici di Israele. Un anno terribile dove si seguivano gli attentati contro le sinagoghe delle capitali europee, un anno durante il quale a Roma morì un bambino ebreo di soli due anni. La comunità ebraica si chiuse in se stessa. Solo i repubblicani ed i radicali la trovarono aperta. E l’amicizia non è mai finita. Francesco Nucara lo spiega bene "L’amicizia con Israele non finirà mai". E poi, scherzoso: "I repubblicani, come gli ebrei, sono dissenzienti su tutto, l’unica cosa che li vede sempre d’accordo è il legame con Israele". La spiegazione è facile: "Noi non abbiamo il complesso dell’Olocausto, che pure è un problema, viste le tesi negazioniste. Noi difendiamo Israele perché è l’unica democrazia in tutto il Medio oriente". I sionisti? Dei mazziniani. Anche Herzl voleva uno Stato ebraico libero ed indipendente, come Mazzini voleva quello italiano. E ha ricordato Leo Valiani, che di Herzl era un nipote. E Pacciardi che nel ‘48, appena Israele viene attaccato dal mondo arabo, chiede alla Francia di formare una legione europea che vada a combattere per Gerusalemme. In proposito Nucara ama citare una frase di Ugo La Malfa, che noi amiamo scrivere: "La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme". |